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Linee guida Terzo settore

14/04/2021

PA e Terzo settore, arrivano le Linee guida

Tornano alla ribalta degli operatori della Pubblica amministrazione e del no profit gli istituti collaborativi previsti dal Codice del Terzo Settore. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha adottato il decreto n. 72 del 31 marzo 2021 contenente le attesissime Linee guida sul rapporto tra Pubbliche amministrazioni ed Enti del Terzo settore (ETS) e in particolare sugli strumenti di amministrazione condivisa previsti dal Titolo VII del Codice del Terzo settore (co-programmazione, co-progettazione e accreditamento).

Innovative per metodo perché frutto della collaborazione fra istituzioni e Terzo settore e nel contenuto, le Linee guida rappresentano un ulteriore e, verrebbe da dire, definitivo, passo avanti nel riconoscimento dell’autonoma possibilità di scelta per la PA di realizzare scopi sociali valorizzando logiche di mercato (con appalti e concessioni, assolutamente da non demonizzare ma solo da fare bene!) o attuando politiche di amministrazione collaborativa, che ora possono contare sulla presenza di riferimenti concreti sia procedimentali che di principio.

Dopo il parere del Consiglio di Stato del 2018 (n. 2052 del 20.08.2018), che sembrava aver definitivamente posto una pietra tombale sulla possibilità per la PA di optare fra Codice degli appalti e Codice del Terzo settore, indicando la strada della prevalenza del diritto euro unitario in materia di appalti e concessioni rispetto ad aperture collaborative, l’anno successivo è lo stesso Consiglio di Stato, con la Sezione consultiva per gli atti normativi, ad affermare che gli istituti disciplinati dal Codice del Terzo settore non rientrano nel campo di operatività delle linee guida ANAC. Con il proprio parere di dicembre 2019 sullo schema di Linee guida recanti indicazioni in materia di affidamenti di servizi sociali dell’ANAC posto in consultazione a maggio 2019, infatti, il Consiglio di stato pone in evidenza di fatto l’estraneità alla disciplina dei contratti pubblici della disciplina del Terzo settore (Sez. atti norm., n. 3235/2019), innovando una posizione che aveva destato non pochi clamori e addirittura la costituzione del Club Amici dell’articolo 55, formato e/o sostenuto da docenti, studiosi e operatori del welfare che avevano, a luglio 2018, epoca del primo intervento del CdS, rivolto un appello all’ANAC, per promuovere una riflessione approfondita sugli artt. 55, 56 e 57 del Codice del Terzo Settore, ritenendo che il Codice del Terzo Settore nel suo insieme, e l’art. 55 in particolare, rappresenti la legittimazione anche sul piano legislativo dell’amministrazione condivisa.

Ma è stato il 2020 l’anno della svolta. Gli addetti ai lavori hanno salutato la sentenza della Corte costituzionale 131 del 20 maggio 2020 come la definitiva arma con cui sdoganare la discrezionalità della Pubblica amministrazione nella scelta di approcciarsi, in modo libero ed alternativo, all’erogazione dei servizi attraverso appalti e concessioni o attraverso modalità collaborative, assoggettate, ben s’intende, alla disciplina della L. 241/1990. La Corte Costituzionale, nel giudizio di legittimità costituzionale riguardante la normativa regionale della Regione Umbria sulle cooperative di comunità, precisa che l’art. 55 CTS costituisce una possibile applicazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale (art. 118, Cost.), «strutturando e ampliando una prospettiva che era già stata prefigurata, ma limitatamente a interventi innovativi e sperimentali in ambito sociale (…)». Insomma quel che la L 328/2000 portava già in nuce in termini sperimentali ed innovativi ora è consolidato e fondamento per la piena realizzazione di uno degli articoli del dettato costituzionale.

L’anno 2020 è stato anche l’epoca della pandemia, in cui si registrano altri due importanti passaggi: la previsione dell’istituto della co-progettazione invocato nel DPCM Cura Italia per far fronte alla necessità di garantire servizi alla persona di natura delicatissima in pieno lock down (che per la verità ha colto molte amministrazioni in modo spiazzante) e l’introduzione, nel Codice dei contratti, con la conversione in legge del cosiddetto Decreto semplificazioni (D.L. 16 luglio 2020, n. 76, convertito in Legge n. 120/2020 recante misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale) di modifiche chiaramente dirette a realizzare un coordinamento legislativo  tra Codice dei contratti pubblici stesso e Codice del terzo settore, sancendone la rispettiva autonomia.

Ora un ulteriore strumento arricchisce il bagaglio di attrezzature che gli enti devono saper far proprie attraverso adeguate ed appropriate disposizioni regolamentari. Ovviamente, ancora una volta, non esistono automatismi e soluzioni preconfezionate, per non parlare dei numerosi problemi che rimangono aperti ma starà anche all’afflato collaborativo che ha ispirato il percorso sin qui ricordato e, soprattutto la redazione delle Linee guida stesse, affrontarli, sistematizzarli e trovare soluzioni.

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